Sistema di economia pianificata, cos’è e come funziona

Un sistema di economia pianificata è un complesso modello di gestione dell’intero sistema economico di un paese, basato su punti cardine e norme atte a massimizzare le risorse dell’economia stessa; i concetti base su cui esso si fonda sono almeno quattro, e cioè: ‘pianificazione della gestione risorse’, fatta considerando i consumi attuali e gli investimenti previsti in futuro, ‘pianificazione degli output microeconomici’ (valutazione delle potenzialità di ogni singola industria), ’pianificazione dell’output tra i consumatori’ in base agli obiettivi di questi ultimi, e chiusura (parziale) ad iniziative private.

Operando con queste direttive di base, lo Stato potrà avere una visione globale della sua economia, pianificando nel modo migliore (almeno così dovrebbe essere) gli investimenti da fare, e basandosi sulla certezza delle risorse disponibili per programmare il ciclo economico che seguirà. In teoria questo modello sembrerebbe quasi logico e semplice, ma purtroppo non è sempre così, e l’andamento generale dell’economia mondiale lo dimostra.

Origini di questo sistema

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Nei paesi dell’Europa dell’Est, almeno fino alla caduta del muro di Berlino, i governi relazionavano le linee guida del loro sistema economico con le risorse che cadauna delle attività produttive aveva a sua disposizione; in parole povere stabilivano di quali risorse dovesse disporre un’unità produttiva, cosa doveva produrre utilizzando dette risorse, ed anche come reinvestire beni e servizi prodotti.

Ma tutto ciò cozzava decisamente contro ogni principio di libertà individuale; infatti, l’attento controllo di enti pubblici sulla gestione delle risorse disponibili, ebbe come effetto immediato disapprovazione generale, sia da parte dei consumatori (giunti al punto di non sapere più neppure loro cosa comprare), sia da parte dei lavoratori, che non avevano più le idee chiare su dove fosse più conveniente andare a lavorare. L’avvento del mercato libero e l’apertura delle frontiere hanno in un certo senso stoppato questa tendenza a pianificare gli investimenti, d’altra parte i tempi che stiamo vivendo sono davvero tristi e generano per il futuro soltanto grandi incertezze.

Caratteristiche dell’economía pianificata

Abbiamo dunque stabilito che possiamo parlare di ‘economia pianificata’ quando ci troviamo al cospetto di un modello economico in base al quale ogni funzione cardine dell’organizzazione economica di un paese è regolamentata e gestita da direttive dello Stato, e fin qui non ci piove.

Se prendiamo come esempio la Russia, paese in cui l’economia è totalmente pianificata centralmente, notiamo come erano (e lo sono ancora oggi) le stesse direttive dello Stato a stabilire cosa produrre; oltre a questo, lo Stato programmava anche in che parte dovessero essere riutilizzate le risorse frutto di tale produzione per nuovi investimenti, violando in questo modo ogni forma di libertà da parte dell’imprenditore e monopolizzando la sua vita.

Esempi di economia pianificata

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Come accennato, fu la vecchia Unione Sovietica ad utilizzare i primi modelli di economia pianificata, modelli in cui la proprietà privata era fortemente limitata se non addirittura abolita, e dove prezzi e quantità di beni o servizi prodotti erano decisi unicamente dallo Stato.

Per fare un esempio pratico, il prezzo del pane in Russia era (ed è ancora oggi) tenuto basso, forse addirittura al di sotto dei suoi costi di produzione, in quanto considerato bene di prima necessità; era insomma lo Stato a decidere cosa produrre e quale dovesse essere il suo prezzo di mercato, ma tali ragionamenti talvolta potevano anche non risultare logici o corretti per molti, ecco perché poi la cosa non si è sviluppata più di tanto, tranne qualche piccola eccezione.

Economia pianificata vs commercio libero

Oggi la scena mondiale è dominata da una economia capitalista, un sistema in cui i concetti di ‘proprietà privata’ e ‘libera iniziativa economica’ sono fondamentali ed alla base di tutto. Ritornando per un attimo soltanto all’esempio del pane fatto prima, contrariamente a quanto si verificava in un regime di economia pianificata, in questo caso il prezzo non viene più stabilito dallo Stato, ma dalle correnti leggi di mercato, strettamente relazionate come sappiamo alla domanda ed all’offerta del bene in questione.

In parole povere, il panettiere non produrrà più quel numero di tonnellate sufficienti a soddisfare le sole necessità del territorio in cui egli produce, attenendosi quindi ai diktat imposti dal governo, ma potrà invece produrre le quantità che vorrà, senza nessuna imposizione, e soprattutto con la prospettiva di massimizzare il rendimento della sua propria impresa. In un contesto di mercato libero e di concorrenza, i consumatori dovranno dunque sempre avere la libertà di poter scegliere cosa comprare e dove, ed anche chi produce dovrà sempre sentirsi libero di stabilire cosa e quanto produrre, in che tempi, ed il prezzo di mercato in cui vorrà collocarsi; è palese che oggi giorno non c’è bisogno di nessuna persona o ente che regolamenti i mercati, la libera concorrenza commerciale si occupa già di questo assunto, e lo fa in modo assolutamente naturale.